VAREN’KA OLESOVA, UNA “BELLE DAME SANS MERCI†RUSSA


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Il racconto Varen’ka Olesova è stato pubblicato per la prima volta nel mensile di A. L. Volynskij, “Severnyj vestnikâ€, nel 1898, nei numeri 3, 4 e 5 corrispondenti rispettivamente ai mesi di marzo, aprile e maggio. Sotto il titolo era scritta la parola “racconto†seguita dall’epigrafe:

“Cupido, a massimo tormento delle creature terrene, fa sì che non sempre amino la persona da cui sono amate, e viceversa.â€

François de Salignac de La Mothe Fénelon, Les aventures de Télémaque, (in russo, nella traduzione di Tred’jakovskij).

Nell’edizione “Znanieâ€, la novella è datata 1897. In quello stesso anno, come Maksim Gor’kij dirà nel marzo del 1900 a D.D. Protopopov, sono stati scritti anche gli altri racconti che compongono i primi tre volumi. Preparando Varen’ka Olesova per l’edizione “Knigaâ€, Gor’kij sposta la data al 1896.

Il racconto è compreso in tutte le edizioni delle opere dello scrittore. Varen’ka Olesova è un racconto di cento pagine. È la storia di Ippolit SergeeviÄ Polkanov, un giovane professore di botanica, scettico ma democratico, ironico ma altruista, che un’estate alla fine degli anni Ottanta deve lasciare Pietroburgo e raggiungere la sorella nella sua lontana casa di campagna. Elizaveta Sergeevna è appena rimasta vedova e desidera la compagnia del fratello per avere la possibilità di ricevere in casa senza suscitare maldicenze il suo giovane amante e futuro sposo, Benkovskij. La bella terrazza, riparata da un pergolato, si affaccia su un parco, non lontano ci sono un fiume e un bosco. Dalla tenuta vicina arriva regolarmente in visita Varen’ka Olesova, la giovane figlia di un ex ufficiale, gottoso e delirante. L’Olesova già dalle prime parole con cui Elizaveta Sergeevna la descrive al fratello è presentata al lettore come una specie di prodigio soggiogante, e “un mostro dal punto di vista spiritualeâ€. Lei “vince tutti†con la sua bellezza, l’insolenza, la spregiudicatezza. Gor’kij sembra aver creato il suo personaggio sul modello di una “dark ladyâ€, una spietata e ginnica allumeuse, innamorata solo di uomini volitivi e ribelli, come il ladro di cavalli insanguinato e legato su un carro cui dice di aver consacrato il suo cuore. Varen’ka Olesova e Ippolit SergeeviÄ parlano dei contadini di cui la ragazza dice di conoscere l’orribile natura e che punisce a colpi di frusta, discutono di romanzi francesi e li paragonano a quelli russi – così noiosi perché riproducono la realtà per quello che è – dice Varen’ka. Ippolit SergeeviÄ Ã¨ sicuro della propria superiorità intellettuale e spirituale, è addirittura convinto – anticipando così le teorie elaborate da Gor’kij successivamente – di poter trasferire con l’energia del proprio pensiero idee più giuste nella testa della ragazza, ma è sedotto da quei discorsi su Dio, da quel vitalismo tenace, dai muscoli tesi ed esibiti, dal mistero preraffaellita di quei gonfi abiti bianchi o dell’immagine della fanciulla armata dei remi della barca come di due alabarde e riflessa nell’acqua del fiume. Il bosco, il fiume, il temporale, puntualmente personificati diventano lo scenario metaforico – a tratti grandioso – di un ingannevole slancio vitale e di uno stato d’animo ferito.